San Giovanni Rotondo catapultata in una grave paralisi istituzionale… ma gli ultimi fatti sembrano dimostrare che le priorità siano altre
Quello che la politica sta offrendo da ben due mesi ai cittadini di San Giovanni Rotondo sembra venir fuori da una rappresentazione del teatro dell’assurdo.
Ancora una volta il sindaco, con assessori al seguito, e la sua risicata maggioranza – per usare un eufemismo – hanno messo in scena uno spettacolo deprimente che offende non solo il Consiglio Comunale come istituzione ma tutti i cittadini.
Ancora una volta si è trovato un pretesto per non presentarsi in aula e raccontare come si è pensato di uscire dalla crisi.
Ancora una volta si è persa l’occasione del sano confronto politico.
Ancora una volta si è capito che la priorità di chi ci amministra non è “il bene della città” tanto sventolato.
Il motivo di questa “assenza giusta” è presto detto: il sindaco e gli amministratori dovevano partecipare all’evento artistico, “La Passione” con l’attore Sebastiano Somma. E per comunicare gli antefatti di questa assenza il primo cittadino ha protocollato nella mattinata stessa di ieri un documento, a suo nome ma senza firma, dove rende note le proprie motivazioni.
Davvero si è voluto far passare questo messaggio? Davvero i nostri amministratori dovevano essere presenti sul luogo dell’evento già dal primo pomeriggio? Davvero se il recital cominciava alle 20.00 era richiesta la presenza di tutti con così largo anticipo?
E poi tirare in ballo il Regolamento del Consiglio Comunale per evidenziare l’arbitrarietà (presunta… visto che dalle dichiarazioni in consiglio è emersa una storia diversa) del presidente del consiglio di scegliere giorno e orario della convocazione, non è stata probabilmente la scelta più giusta. Il Regolamento a cui si fa riferimento nel documento non è lo stesso disatteso dal primo cittadino nel precedente Consiglio nel momento in cui ha omesso di illustrare il nuovo assetto del Consiglio Comunale, lo stesso Regolamento che non prevede che il segretario comunale o chi per lui possa intervenire nell’assise come portavoce del sindaco? Attenersi al Regolamento è una prerogativa di tutti o lo si tira in ballo a convenienza?
Fino a quando durerà questo teatrino? Quante altre scuse la città dovrà ascoltare prima di avere delle risposte?
Quando si prenderà atto che la situazione è irreparabile?
Per quanto tempo ancora si vuole offendere l’intelligenza dei cittadini?
Il Consiglio Comunale di ieri è probabilmente una delle pagine più surreali della storia politica sangiovannese, chi ci amministra non riesce a prendere atto della grave paralisi istituzionale in cui è stata catapultata la città.

Ma andiamo per ordine
Sono le 17.00 di lunedì 14 aprile, l’aula semivuota non lascia presagire niente di buono.
Sono assenti il sindaco, gli assessori e tra i banchi di quello che resta della “maggioranza” si scorge solo il consigliere Roberto Cappucci.
L’opposizione è invece al completo.
Manca pure il Segretario Comunale sostituita dal segretario facente funzione, il dirigente D’Elia.
Si procede con l’appello, ovviamente c’è il numero legale per aprire l’assise ma le sorprese sono ancora all’inizio.
Il segretario facente funzione chiede di intervenire. Richiesta accolta dal presidente del consiglio, seppur anomala e non prevista dal Regolamento.
Non appena si capisce che l’intervento è finalizzato alla lettura di un documento protocollato dal sindaco Barbano si leva dall’opposizione una aspra ma pacata reazione di dissenso.
Il primo ad intervenire è il consigliere Masciale che ritiene l’intervento inopportuno e chiede che sia il sindaco in persona a riferire in aula.
Il presidente Chindamo cerca di mediare e propone quanto meno di ascoltare il dott. D’Elia per capire l’argomento della comunicazione.
Impresa impossibile perché non appena il dirigente riprende la parola chiede di intervenire la consigliera Natale che esprime stupore per la situazione kafkiana che si sta consumando dove si chiede a un dirigente di parlare per nome per conto del sindaco.
Segue l’intervento del consigliere Cappucci che dapprima manifesta l’interesse ad ascoltare cosa il sindaco avesse da dire per poi passare alla lettura di un comunicato con le proprie dichiarazioni politiche, più volte fermato dagli interventi fuori microfono del consigliere Longo che battibecca con il presidente Chindamo.
Longo ritiene che l’intervento di Cappucci si sovrapponga alla questione in discussione e cioè se sia lecito o meno leggere la comunicazione del sindaco, quindi chiede che la discussione politica sia rimandata.
Il presidente del consiglio chiarisce che gli interventi dei consiglieri abbiano precedenza rispetto al dirigente e che il Regolamento preveda che prima della seduta si possano esprimere le dichiarazioni politiche. A riguardo interviene pure il consigliere Crisetti che ribadisce il concetto.
La parola torna al consigliere Cappucci che fa un excursus dell’esperienza amministrativa e dichiara che “da quasi due mesi siamo in attesa di un segnale da parte del sindaco… che non arriva. La città è ferma, senza programmazione, senza un’idea di futuro, senza una prospettiva di ripartenza. La maggioranza uscita dalle urne non esiste più. È sotto gli occhi tutti. Abbiamo coerentemente e pazientemente atteso dei segnali di svolta che ancora una volta non sono arrivati. Abbiamo chiesto in ogni riunione che ci si ricompattasse e si ritrovassero le ragioni fondanti della nostra coalizione, ma senza successo… … Ce l’abbiamo messa tutta per non deludere le aspettative che migliaia di cittadine e cittadini avevano riposto nella nostra coalizione. Non possiamo attendere oltre. Non possiamo permettere che l’immobilismo di qualcuno. È per questo – conclude – che comunico al consiglio comunale e alla città che non ci sono più le condizioni per restare in quella che era la maggioranza a sostegno di Filippo Barbano e annuncio il mio passaggio all’opposizione chiedendo contestualmente le dimissioni del sindaco”.
Chindamo cerca di ridare la parola al dirigente D’Elia, ma chiede di intervenire il consigliere Mangiacotti che ritiene “inopportuno e fuori luogo che il dirigente si faccia portavoce del sindaco” e bolla come offensivo il comportamento del sindaco “noi oggi avremmo dovuto discutere… è offensivo nei confronti della cittadinanza e anche nei nostri confronti che un sindaco si sottragga al confronto e va allo spettacolo di Sebastiano Somma. È vergognoso e scandaloso. Oggi qui si sta palesando la più brutta storia di San Giovanni Rotondo. Non ricordo mai che un’amministrazione abbia assunto un atteggiamento del genere. Oggi la cittadinanza stava aspettando le risposte”. Quindi definisce “scandaloso che il sindaco scriva una lettera” piuttosto che prendersi la responsabilità di presentarsi in consiglio e parlare. Poi chiarisce che in conferenza dei capigruppo il presidente del consiglio, su richiesta del sindaco, aveva chiesto di anticipare il consiglio. “Noi l’abbiamo fatto educatamente. Lui invece si è sottratto. È un’altra mancanza di rispetto”.
Mangiacotti conclude il suo intervento esprimendo parere negativo a che qualcuno diverso dal sindaco legga questo documento.
La consigliera Limosani chiede una breve sospensione.
La seduta riprende. Dopo l’appello il dirigente D’Elia fa consegnare a tutti i consiglieri presenti una copia del documento che avrebbe dovuto leggere.
Prende la parola il consigliere Mangiacotti che propone lo scioglimento seduta stante del Consiglio Comunale.
Interviene Crisetti che fa presente come all’ordine del giorno ci siano pure due proposte di variazione di bilancio urgenti, ma che oltre al sindaco manca pure l’assessore al bilancio che ha presentato queste proposte, quindi tuona: “Non c’è il senso minimo del rispetto delle istituzioni”. E ribadisce che tutti i consiglieri avevano dato disponibilità a terminare la seduta in anticipo per permettere la partecipazione allo spettacolo.
Interviene anche il consigliere Bertani che fa notare che il documento protocollato non reca la firma del sindaco. Inoltre sottolinea che tutti si sono adeguati alla richiesta di anticipare la seduta per permettere al sindaco di partecipare all’evento… “ma nonostante tutto il sindaco non si è presentato”. E si concede un gioco di parole che suona pressappoco così “è singolare che il sindaco si assenti per andare a seguire la Passione lasciando la città in passione”
Masciale sottolinea l’esasperazione della situazione e apre alla proposta di sciogliere il consiglio… “pur essendo una scelta brutta”. “Non c’è limite al peggio… – continua il consigliere del PD – Io vedo molta approssimazione, indifferenza e menefreghismo nei confronti della città” .
Chindamo fa pure presente che durante la conferenza dei capigruppo si era deciso di sospendere la discussione di tutti gli argomenti nel momento in cui il sindaco sarebbe dovuto andare via, per proseguire in altra seduta e legge uno stralcio del verbale della conferenza.
Mangiacotti riformula la richiesta di scioglimento e chiede che venga messa ai voti, in caso contrario lui lascerà l’aula.
Longo auspica le dimissioni del sindaco per aprire nei venti giorni le consultazioni prima nella maggioranza per poi passare alle forze politiche di opposizione. In caso di esito negativo si arriverebbe alle dimissioni definitive.
Ma sull’argomento fa chiarezza l’intervento del consigliere Bertani che fa risalire la crisi già ad ottobre… il primo scossone quando fu proposto di togliere la cittadinanza a Mussolini, seguito altri scontri culminati nel disaccordo sulla TARI, rientrato con il passo indietro del gruppo In..formazione e del consigliere Cappucci che nel consiglio successivo votarono a favore della TARI e del Bilancio di Previsione con la promessa di chiarimenti mai arrivati.
Anche Mangiacotti ribadisce che sia stato già fatto tutto il possibile per attuare un governo di scopo. Ma all’atto dei fatti non ci sono più le condizioni. L’unica soluzione è che il sindaco vada a casa.
Il consigliere Cappucci condivide la proposta del consigliere Longo e ritiene che le dimissioni del sindaco siano la giusta risposta all’immobilismo, per cercare una soluzione nei 20 giorni successivi.
Nel frattempo il consigliere Mangiacotti, come preannunciato, abbandona l’aula.
L’ultimo ad intervenire è il consigliere Crisetti. L’ex sindaco sottolinea il mancato rispetto delle istituzioni: chiarisce che la PEC con cui il sindaco aveva dichiarato di aver informato i consiglieri del nuovo assetto del Consiglio Comunale non è mai stata recapita. Il riferimento è solo un pretesto per far notare come il sindaco abbia trovato il tempo di pubblicare sui social il documento protocollato e non abbia invece pensato di inviare lo stesso documento via PEC prima della seduta. Anteponendo i social alle istituzioni.
Poi prosegue sottolineando come i toni violenti del comunicato dei consiglieri del M5S dei giorni scorsi abbiano buttato benzina sul fuoco e minato ulteriormente il campo.
L’intervento non può essere concluso perché nel frattempo altri consiglieri hanno abbandonato l’assise e mancando il numero legale la seduta viene chiusa.
S.R.