Controllo: un falso amico

A cura del dottor Ariele Di Gioacchino
Psicologo e Psicoterapeuta
Specializzato nella psicoterapia psicoanalitica dell’adolescente, del giovane adulto e della coppia genitoriale
Quando un elemento della nostra vita ci mette in ansia tra le risposte più comuni ci sono il ritiro e il controllo.
Nel primo caso si cerca di evitare lo stimolo ansiogeno con un atteggiamento rinunciatario che si contrappone spesso a un cambiamento della routine anche quando questo potrebbe essere benefico ed evolutivo.
Nel caso del controllo si desidera invece prevenire i possibili esiti negativi di una situazione percepita come incerta o pericolosa.
Si procede allora a cercare di prevedere tutti gli esiti possibili ripercorrendo nella propria mente la situazione ansiogena più e più volte.
Questo tipo di pensiero circolare viene chiamato rimuginio (Zettle, 2007) ed è uno dei meccanismi disadattivi più comuni dell’ansia.
L’esito è quello di trovarsi a spendere molto tempo persi fra mille scenari analizzati superficialmente ai quali si dà sempre esito negativo andando ad alimentare il circolo vizioso dell’ansia.
L’idea di fondo è quella di controllare il proprio futuro immediato. Le strategie usate in questo caso sono solitamente due: cercare di controllare ciò che dipende da noi oppure manipolare gli altri.
Preoccuparsi e affrontare ciò che ci preoccupa per superarlo è il meccanismo sano che va perduto in chi cede alle lusinghe del controllo.
I meccanismi descritti si radicano facilmente in chi è insicuro o soffre d’ansia poiché alimentano l’illusione di stare ragionando su una soluzione o consigliando agli altri il modo migliore di affrontare una situazione di gruppo.
Quando in realtà si sta dando spazio a ciò che imprigiona in un blocco evolutivo.
Come ci ricorda Ovidio: “la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni”.
Finiamo per spendere una quantità enorme di energie a cercare di controllare ciò che non può essere controllato, scordandoci che l’unica persona che possiamo cambiare siamo noi stessi.
La psicoterapia aiuta a interiorizzare questo principio e a uscire dalla prigione autoimposta del controllo.
Si possono così reindirizzare tutte quelle energie verso la crescita personale ricominciando a camminare sulla strada della propria soggettivazione (Cahn 1998; 2010).