M5S: tra vetri opachi e coerenza smarrita
Le dimissioni annunciate del sindaco Barbano, giunte “con i tempi e le modalità dovute”, tengono ufficialmente aperta la fase di attesa della già traballante amministrazione comunale di San Giovanni Rotondo. L’apparente resa a cui nessuno ha mai creduto, ha subito un’accelerata con l’ultimatum del Prefetto di Foggia: venti giorni di tempo per approvare il rendiconto di gestione 2024, pena lo scioglimento del consiglio comunale.
Un “avviso” che, da un lato preme per la chiarezza politica, dall’altro costringe Barbano ad attivarsi per ricercare i numeri che gli mancano, eh sì perché solo di numeri si parla mica di progetti e di idee.
La maggioranza, ormai sfaldata, ha continuato a tenere colloqui sempre meno riservati con i due consiglieri di opposizione – uno di Noi Moderati e uno di Forza Italia – con l’intento di ricomporre una “maggioranza di responsabilità”. Un’espressione ormai logora, che nasconde semplicemente l’obiettivo di salvare il salvabile, tenendo insieme ciò che resta con il nastro adesivo del trasformismo.
È in questo contesto che le parole di Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, tornano con forza e fanno rumore per la loro assenza. In più occasioni, infatti, Conte ha ribadito che il Movimento deve rifiutare alleanze con Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, considerate forze politiche incompatibili con i valori fondanti del M5S. Ha parlato di “coerenza”, di “principi” da anteporre alle convenienze, affermando che la traiettoria del Movimento non può piegarsi alla logica delle poltrone.
Eppure, proprio a San Giovanni Rotondo — città dove è venuto a sostenere il suo sindaco in campagna elettorale — tutto questo sembra venire meno. Il silenzio di Conte di fronte a quanto accade nella “sua” amministrazione locale è assordante. Mentre a Roma si predica l’irremovibilità ideologica, sul territorio si pratica l’accordo con un consigliere forzista, già pronto secondo tanti ad approdare alla Lega, viste le “minacce” del suo segretario regionale.
Un silenzio, quello del Movimento, che diventa ancora più imbarazzante di fronte alle dichiarazioni pubbliche dello stesso consigliere di Forza Italia al centro della trattativa: Mimmo Longo ha rivendicato con orgoglio la propria appartenenza al centrodestra, affermando senza mezzi termini che l’obiettivo dell’accordo è evitare il commissariamento per ricostruire un fronte politico di destra.
“Non deve fare scandalo se entriamo in amministrazione – ha detto – visto che al ballottaggio avevamo già sostenuto Barbano”. E non si è fermato solo a questo, ha fatto dichiarazioni d’intenti e di programmazione quasi da primo cittadino e con una linea di pensiero diametralmente opposta a quella del Movimento, che tuttavia, sicuramente oggi, tace e lascia fare.
Con Conte, in quella fase di piena propaganda, c’erano anche l’europarlamentare Mario Furore, la consigliera regionale Rosa Barone e il referente regionale del Movimento Leonardo Donno. Tutti in prima fila, anzi no, erano sul palco, a raccontare coerenza e cambiamento, tutti oggi silenziosi e defilati mentre la maggioranza locale cerca accordi con chi, fino a ieri, era considerato il “nemico politico”.
Le dimissioni del sindaco, accelerate dal Prefetto, quindi, più che un gesto di responsabilità, appaiono come l’escamotage tecnico per guadagnare tempo, ricomporre la giunta e approvare in extremis il bilancio. Gli annunci di azzeramento della giunta come condizione per trattare pare saranno ben presto contraddetti – da quanto si apprende da indiscrezioni – dal probabile “rinnovamento parziale” che manterrebbe in piedi ruoli e volti noti, in particolare quelli più fedeli al sindaco ed al suo movimento.
Tutto si muove secondo una logica opaca e già vista: conservare il potere anche a costo di contraddirsi, anche a costo di smentire pubblicamente la narrazione nazionale del Movimento.
A rendere ancora più amara questa fase è il malumore, ormai evidente, della base storica del Movimento 5 Stelle locale. Quella parte di elettorato che aveva creduto nel progetto di rinnovamento, che aveva scelto il Movimento per rompere con i vecchi schemi partitici, oggi assiste con amarezza al ritorno in scena di figure note – e non certo per appartenenza grillina – che muovono le fila da dietro le quinte. Personaggi dal passato politico tutt’altro che grillino o post, che oggi, travestiti da moderati, influenzano le scelte amministrative senza alcuna legittimazione popolare.
L’evidenza è che a San Giovanni Rotondo si sta giocando una partita che ha poco a che fare con la coerenza e molto con la sopravvivenza politica.
Mentre Conte parla di rilancio “dai territori”, qui, nei territori – quelli veri, fatti di elettori, consiglieri e bilanci da approvare – il Movimento si piega a compromessi che minano la sua credibilità. Il rischio è evidente: il M5S che aveva promesso un nuovo modo di fare politica, che voleva rompere il sistema delle alleanze incoerenti, finisce per replicare le stesse logiche che diceva di voler combattere.
E quando la coerenza si piega troppo, alla lunga, finisce per spezzarsi. E diventi come gli altri, omologato al sistema a cui dici di opporti, anzi, peggio.
gp