di Berto Dragano
Non mi appassionano le cadute dei sindaci delle città a colpi di firme protocollate. Sono convinto che terminare anticipatamente un percorso amministrativo nuoce non solo alla politica, ma soprattutto ai tanti cittadini che credono ancora nella buona politica.
La vicenda del sindaco di Orta Nova Iaia Calvio ha fatto riemergere fatti e pensieri che la nostra Città ha già attraversato. Le domande che scorrono nella mia mente sono tante.
Perché non si è dimessa subito se sapeva? I responsabili sono solo i consiglieri firmatari o anche i cittadini che hanno delegato loro con il voto? E se Gennaro Giuliani avesse fatto come Iaia Calvio?
C’è chi paragona il coraggio dell’ avvocato Iaia Calvio a quello della ex presidente della Regione Lazio. Storie e territori diversi con un unico punto fermo: far cadere un percorso amministrativo è un peccato capitale.
Il bellissimo “Aforisma di Zarau” di Franz Kafka aiuta forse a capire meglio che “Ci sono due peccati capitali dell’uomo, da cui derivano tutti gli altri: impazienza ed inerzia. A causa dell’impazienza sono stati cacciati dal paradiso, a causa dell’inerzia non vi tornano.”
La giostra politica che spesso mettono in moto i politici per dominare maggioranze ed interessi personali, genera un malessere che pervade l’arte nobile della civica, una metastasi che aggredisce quotidianamente la buona politica e l’intero sistema democratico di una nazione.
La realtà sangiovannese non è stata immune da questo cancro di mala politica nutrito da interessi personali e clientela politica. La fotografia della città di Orta Nova, l’urlo di coraggio del sindaco dimissionario, coincide con quello che è avvenuto nella nostra città. Il popolo dimentica o cerca di dimenticare ma quello che è successo a Iaia Calvio è accaduto anche a Palazzo S. Francesco. L’ultimo a cadere a colpi di firma è stato l’ex sindaco Dr. Gennaro Giuliani nel 2010.
Quello che rimane dopo la caduta di un governo non è soltanto rabbia e dolore, ma soprattutto amarezza per quello che si è progettato per la città e che non si è riuscito a fare per capricci di amministratori, tecnici e consulenti.
Quando qualcuno pensa di fare partito a sé, concordando voti in maniera trasversale pur di essere eletto a questo o a quello incarico di governo, la politica smette di rappresentare un patrimonio condiviso di ideali e di valori riattivando la giostra degli opportunismi, determinando alleanze, rimpasti e governi di convenienza.
Questo modo di fare politica, che da troppo tempo subiamo, oltre a fare cadere i governi di una città, ci deruba la libertà, uccidendo la partecipazione attiva e i più preferiscono starsene a casa a godersi la soddisfazione della vita privata, magari anche in panchina.
Se Gennaro Giuliani avesse fatto come Iaia Calvio, racconteremo sicuramente un’altra storia.
Quanta verità può sopportare, quanta verità può osare un uomo?
Friedrich Nietzsche
riontino mario
Penso che sarebbe cambiato poco o nulla, perchè i ns cari concittadini, che si lamentano sempre, avrebbero comunque votato quelle persone che hanno ridotto e riducono ancora oggi il ns bel paesello, a quello che è oggi. Di sicuro però avrebbe portato ad una possibile rottamazione di molti elementi del suo partito, con la conseguente sua possibile crescita politica.
Mario Riontino
gargice
La politica non si fa con i “se”.
Purtroppo è evidente come ancora non si riescano a cambiare questi partiti: o avete il coraggio di azzerare tutto davvero o smettetela di sognare aggrappandovi al primo che sembra “nuovo”.
Non metto in dubbio la persona di Gennaro Giuliani ma prima di votare più o meno si conosce la squadra dominante…o l’elezione o nulla ;)
Vorrei vedere questa gente alle prossime elezioni senza simboli di partito, questa è la scommessa che lancio.
Sante Barbano
Fabio Fano
Se mi è consentito, il Dott. G. Giuliani, dimostrando indiscussa serietà e professionalità, ha preferito tacere piuttosto che portare in piazza tutto ciò di cui in buona sostanza i cittadini erano già a conoscenza, dato innegabile considerato che sono stati loro stessi ad eleggere chi siede a Palazzo di Città.
Ergo: chi è colpa del suo mal…….Fabio Fano