La città ha bisogno di essere governata e di essere informata!
Doveva essere l’occasione del chiarimento, delle delucidazioni su una crisi amministrativa che si trascina da circa due mesi e invece… il primo cittadino, dopo aver pronunciato un brevissimo discorso dai contenuti criptici, ha abbandonato la sala consiliare seguito da una parte dei consiglieri di maggioranza e dai componenti della giunta.
Personalmente ritengo non ci siano più le condizioni di proseguire l’attuale esperienza amministrativa con qualcuno della maggioranza eletta.
Mi riservo pertanto di procedere liberamente nel supremo interesse della nostra amata San Giovanni Rotondo.
All’occhio di chi era presente e di chi ha seguito il consiglio in diretta streaming, non è certo sfuggito che era già tutto studiato nei minimi dettagli: il sindaco che legge e gli altri già pronti ad alzarsi.
Ieri pomeriggio a San Giovanni Rotondo è andato in scena un teatrino imbarazzante, studiato a tavolino, che ha lasciato sicuramente tutti sorpresi ma soprattutto amareggiati. Perché il sindaco Barbano ha perso l’ennesima occasione di fare chiarezza e ha mancato di rispetto non solo ai consiglieri di opposizione che avevano richiesto questo consiglio per avere lumi sulla crisi amministrativa, sempre negata, ma soprattutto ai cittadini che hanno il diritto di sapere cosa succede nel palazzo dai vetri oscurati – parafrasando lo slogan del “palazzo di vetro” con cui ci hanno martellato durante la campagna elettorale.
“…noi non siamo un cartello elettorale nato solo per vincere le elezioni. Abbiamo firmato un patto con la città, – si leggeva in uno slogan elettorale – che nasce collettivamente e che vedrà come primo e fondamentale modo di operare la condivisione costante, la partecipazione alle scelte, il confronto con tutte le numerose espressioni della nostra comunità”.
Ma c’è mai stata la condivisione con i cittadini?
Quanto accaduto nel corso dell’ultimo consiglio ai più è apparso al limite di un comportamento infantile, come quei bambini che decidono di prendersi il pallone e andare via perché non hanno piacere a giocare con qualcuno dei compagni in squadra.
Che poi può anche essere legittima la scelta di non voler più “giocare” ma non sono condivisibili i modi. Andare via così… senza spiegazioni non è certamente un comportamento istituzionale.
Ancora una volta chi ci amministra ha scelto la strada del silenzio. Ma questa non è la Politica. La Politica ha le sue regole. Se i compagni di squadra non sono più “graditi” si apre la crisi e si fanno i nomi, si spiega cosa sta succedendo, non si va via.
E poi… quale sarebbe “il supremo interesse della nostra amata San Giovanni Rotondo”?
La città ha bisogno di essere governata e di essere informata!
Fare il sindaco è un ruolo di responsabilità, non vuol dire solo indossare la fascia tricolore nelle occasioni di rappresentanza. Essere consiglieri non può limitarsi all’esprimere voto favorevole e, nel caso specifico, abbandonare in silenzio l’assise consiliare insieme al primo cittadino. Stesso discorso per la giunta.
Perché piuttosto di preparare questo imbarazzante show non si sono dati la possibilità di parlare?
Perché se la rottura è insanabile il sindaco Barbano non ha presentato le dimissioni?
Del resto visti i consiglieri che sono rimasti in aula non ha più i numeri per governare a meno che non si appelli al “senso di responsabilità” di alcuni, quelli necessari, consiglieri di opposizione.
E poi, dall’opposizione chi potrebbe tendere il braccio per proseguire questa esperienza amministrativa?
I consiglieri di minoranza non potranno certamente non tenere a mente la mancanza di dialogo e di confronto sempre evidenziata negli incontri pubblici e a mezzo social. No, non lo avranno scordato!
Non va poi sottovalutata la forzatura di avvicinare alcuni consiglieri dell’attuale maggioranza a forze politiche di vedute ed estrazione diametralmente opposte.
Ma, forse ci preoccupiamo del nulla visto che questa opzione non sarebbe prevista dal “patto con la città” con cui la coalizione ha promesso delle garanzie ai cittadini: “Un patto con la città per amministrare senza ricatti politici, cambi di casacca e tutti quei meccanismi che hanno reso la politica insopportabile – recitava un altro slogan elettorale -. Queste regole hanno stabilito anche i criteri per le candidature. Sono regole chiare e precise, che antepongono le idee agli uomini, alle poltrone. Il fulcro è l’autonomia decisionale del sindaco che risponde ai cittadini… … Tutto nella massima trasparenza!”
“Amministreremo la città, senza ribaltoni, senza cambi di maggioranze!” – avevano detto e scritto a pochi giorni dal ballottaggio.
Perché vengono disattese tutte le rassicurazioni fatte in campagna elettorale?
È questa la Svolta Giusta?
S.R.