Baruffe mediatiche, rimpalli di responsabilità, nemici ovunque . A un mese dal voto solo slogan e promesse, ma di soluzioni e strategie per il futuro non v’è traccia.
Se ne è accorto persino il Financial Times, che lungi dall’essere una testata a guida complotti sta o rivoluzionaria, nel suo editoriale affidato all’editorialista Wolfgang Munchau, ne ha avute per tutti i contendenti dell’attuale corsa elettorale, o quantomeno per le coalizioni più in vista. I media italiani ne hanno riportato solo la parte che taccia Monti “come il meno adatto alla guida del paese”. In realtà Munchau è stato molto più diretto affermando che “Monti aveva sostenuto che la sua salita in campo serviva a togliere l’Italia dalle mani degli incapaci, ma Monti è stato altrettanto incapace perchè ha sottovalutato gli effetti dei tagli, peggiorando gravemente la situazione italiana. L’unica crisi che si è affievolita è quella finanziaria: ma il merito non è suo, bensì di Draghi.
Dopo un decennio di crescita “debole”, vicina allo zero, ora l’economia italiana è precipitata in una recessione gravissima, con il “credit crunch” che peggiora, la disoccupazione che dilaga, la produzione che cala e la fiducia delle imprese ai minimi.
Ma il prestigioso giornale ne ha per tutti. Partendo dal presupposto che l’Italia a detta dell’editorialista ha davanti a se 3 opzioni, ossia “La prima è quella di rimanere nell’euro e farsi carico da sola dell’intero aggiustamento. Con questo intendo sia l’aggiustamento economico, in termini di costi unitari del lavoro e inflazione, che l’aggiustamento fiscale. La seconda è quella di rimanere nella zona euro, a condizione di un aggiustamento condiviso tra paesi debitori e paesi creditori. La terza è quella di lasciare l’euro” arriva giustamente ad affermare che la linea dei precedenti governi è stata quella di concentrarsi su una quarta opzione ossia, di restare nell’euro accettare la sanguinaria politica di bilancio imposta dalla Merkel, continuare a stritolare l’economia reale, svendere ancora il costo del lavoro al ribasso, e attendere magari consegnando qua e la altri favori alla finanza e agli amici della banche.
Bhè a guardare e ascoltare l’attuale campagna elettorale, c’è da aspettarsi un governo che proceda anch’esso su questa quarta e micidiale opzione, attendista e probabilmente definitivamente distruttrice. Non vi è l’ombra di una strategia nei discorsi dei leader politici. Scambi di responsabilità sull’Imu, sulle tasse, sulla riforma delle pensioni, sulle riforme non fatte, sul numero dei parlamentari, sulle facce nuove nella politica, sperando ancora una volta, che la memoria digitale degli elettori, quella volatile che si fonda sull’ora e oggi imposto dai mass media, arrivi ancora una volta a soccorrerli, e a decretarli incolpevoli di tutto quello che è finora accaduto. E così il centrodestra attacca Monti per il disastro Imu, il centrosinistra l’avrebbe fatta più equa, dimenticando che quella legge come tutte le altre nefandezze finora perpetrate sulle spalle di risparmi, giovani, lavoratori, famiglie e imprese le hanno votate loro tutti. Poi l’annosa questione sui privilegi della casta, tutti d’accordo e poi non più tardi di qualche mese fa il parlamento boccia quasi all’unanimità, Lega compresa, la proposta dell’IDV di abolire i vitalizi per i deputati in carica e per quelli cessati.
Nessuno che parli di una strategia per il futuro da portare in Europa. Nessuno dice se, come e a che patti restare in questa Europa “tedesca”, oppure quali armi usare e mettere in campo concretamente per tentare una via di uscita alternativa. Abbiamo da un lato l’alleanza PD-Sel, con il candidato premier di coalizione Bersani, che parla di lavoro, di giustizia sociale e che poi sempre al Financial Times giura fedeltà al fiscal compatt e a tutte le operazioni che l’agenda Monti ha proposto, e un alleato come Vendola che non batte ciglio.
Dall’altro lato abbiamo il nuovo ritorno di fiamma del Pdl-Lega, mascherando Berlusconi come capo della coalizione e non come candidato premier per tenere calma e fedele la base leghista e sperare quindi in un ottimo risultato al senato (che viene eletto su base regionale) sperando nei tanti seggi che si assegnano in senato in Lombardia, Veneto. Pdl che oggi cavalca l’assegnazione dei 4 miliardi per salvare il Monte dei Paschi di Siena, per attaccare la controparte facendo finta di ignorare che quel provvedimento, votato anche dal Pdl, assegnava in totale 11 miliardi di euro a più banche, l’equivalente più o meno, di tutta l’Imu e non solo quella sulla prima casa.
La solita strategia, si attaccano i contenitori, per mascherare il contenuto, ammesso che ci sia un contenuto di idee e strategie per il futuro.
Fuori cosa resta? La rivoluzione civile di Ingroia, che però imbarca molte facce vecchie che in passato hanno decisamente contribuito alla situazione attuale, e che soprattutto, escludendo l’idea di un risveglio morale e civile, deficita anch’esso di proposte nuove, di tagli netti con il passato, e di una visone chiara e leggibile di futuro o di organizzazione del mondo e dell’economia che non sia appiattita sullo sfrenato neoliberismo dei mercati finanziari che privatizzano i profitti e socializzano le perdite sulle spalle dei cittadini del mondo.
Poi le forze di estrema destra, con il loro carico di antistoricismo discriminatorio che affligge le proposte delle politiche di immigrazione, libertà individuali e diritti civili.
Infine c’è Grillo, che rappresenta la novità, e che nel suo piccolo, attraverso il suo linguaggio sarcastico e pungente, ha svelato agli utenti della rete alcune nefandezze della vecchia partitocrazia, delle banche intrallazzate con il potere politico, che ha portato a visibilità nazionale il tema dei pregiudicati in parlamento, dei costi della casta e non solo politica, ma che resta da valutare al banco di prova delle reali proposte e idee di governo.
Tutto questo teatrino sembra non una corsa a vincere, ma a perdere meno, a stabilire i rapporti di forza della futura legislatura, non il governo. Perché probabilmente nessuno avrà i numeri per governare, probabilmente avremo una camera di centrosinistra e un senato leggermente sbilanciato a sul centrodestra. Così avremmo nessuno in grado di dettare una politica, ma tutti in grado di opporre veto. Continuando sulla scia dell’immobilismo progettuale, dell’andiamo avanti così finchè si può. Tutti killer, ma nessun colpevole.
Pio Matteo Augello