Gesù psicologo – Parte IV

A cura del dottor Mauro Mangiacotti
Psicologo e Psicoterapeuta
Per l’ultimo appuntamento del 2023 ho pensato di proporvi altri spunti tratti dal mio libro “Gesù psicologo”.
Gesù rispose: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, bensì i malati”.
Questo è un semplice assunto che indica ruoli e funzioni, che non vanno mai dimenticati o messi da parte, in una relazione d’aiuto. È fondamentale saper riconoscere la condizione in cui l’altro si trova per potercisi rapportare in modo fruttuoso.
Allora Gesù gli disse: “Che vuoi che io ti faccia?”.
E il cieco a lui: “Rabbunì, che io ricuperi la vista”.
E Gesù gli disse: “Va’, la tua fede ti ha salvato” .
E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.
Il sofferente si avvicina al terapeuta: un terapeuta zelante si affannerebbe a curare immediatamente il sofferente, intuendone la malattia e improntando la relativa cura. Qui, invece, il Rabbì con una domanda semplice e diretta vuole che sia il malato a scegliere la terapia migliore per lui. Dopo aver ricevuto una chiara indicazione, il Maestro non esita neanche un istante a guarirlo.
Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.
È importante calibrare i nostri interventi su chi ci sta di fronte. Occorre inoltrarsi nel terreno dell’altro, parlare il suo linguaggio per far sì che il nostro messaggio venga recepito in maniera efficace.
I farisei gli dissero: “Vedi! Perché essi fanno di sabato quel che non è permesso?”.
E diceva loro: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!”.
Il Rabbì replica a un’accusa ribaltandone i termini. Ciò che aveva il primato di valore (il sabato) cede il posto a ciò che era di secondaria importanza (l’uomo). Poi, proseguendo su questo nuovo terreno concettuale, nella citazione successiva, il Maestro prende la palla al balzo e scaglia forte una domanda.
Poi domandò loro: “È lecito in giorno di sabato fare il bene o fare il male, salvare una vita o toglierla?”.
Ma essi tacevano.
E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell’uomo: “Stendi la mano!”.
La stese e la sua mano fu risanata.
Non ricevendo alcuna risposta, Gesù passa all’azione ma non senza aver prima guardato negli occhi i suoi interlocutori. L’atto del guardare in faccia l’altro dopo che non ha saputo rispondere esprime forte sdegno verso l’interlocutore e, nello stesso tempo, carica ancora più di valore l’azione che si va a compiere.
Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.
Da un insegnamento così disarmante per la semplicità della sua esposizione, si può cogliere l’ottica psicologica dell’uomo visto come un “essere in relazione”. Appare chiaro ed evidente che per ogni uomo, l’apice del benessere personale sia raggiungibile solo ed esclusivamente attraverso un percorso di sane e soddisfacenti relazioni interpersonali. Dal fondo di questa riflessione, sgorga un elisir di personale e reciproca gratificazione: mantenere buone relazioni con chi ci è vicino è la strada giusta per sentirci, personalmente e insieme, vivi e felici.